Nasce la rete europea per promuovere il riuso come migliore pratica dell’economia circolare in Italia e in Europa: il futuro è nel riutilizzo
Al convegno organizzato da EURepack si è formata “R1-Reuse”, la rete del riuso, con il duplice obiettivo di ottenere una regolamentazione europea che riconosca ufficialmente il valore sostenibile del riutilizzo e di colmare il circularity gap
EURepack, il consorzio italiano di aziende che promuovono l’imballaggio riutilizzabile, ha presentato “R1-Reuse”, la rete europea per il riutilizzo formatasi con l’obiettivo specifico di accreditare maggiormente il tema del riuso a livello di istituzioni comunitarie e di opinione pubblica.
Nell’ambito del convegno intitolato appunto “R1-Reuse, la rete europea per il riutilizzo” è stata analizzata la funzione strategica del RIUTILIZZO come modello sostenibile per definizione. “Affiancata da ricercatori, consorzi e lobby internazionali, nonché da aziende italiane ed europee che incentrano il proprio business sul riuso, EURepack ha mostrato come i sistemi d’imballaggio riutilizzabili non generino rifiuto e si inseriscano in una catena virtuosa di valore per l’economia circolare” ha affermato Carlo Milanoli, presidente di EURepack. “In una società in gran parte basata sull’obsolescenza programmata delle merci il nostro consorzio vuole sottolineare come esistano dei modelli di business basati sui sistemi di imballaggio riutilizzabili che propongono un’alternativa reale ed efficace al problema ecologico e che necessitano di maggiore riconoscimento a livello di istituzioni comunitarie e di opinione pubblica”.
Di seguito i concetti e i dati emersi dai portavoce della rete del riuso.
La voce dei comuni virtuosi auspica una più diffusa adozione di sistemi di imballaggio riutilizzabili.
L’Associazione Comuni Virtuosi, che da oltre un decennio promuove buone pratiche di gestione dei rifiuti a livello locale, così come campagne nazionali mirate alla prevenzione e alla riduzione dei rifiuti, ha sottolineato la necessità di un cambiamento a livello di processi produttivi che, come ha certificato un recente rapporto di Circle Economy sono prevalentemente lineari per una percentuale superiore al 90% delle aziende, con tutte le ben note esternalità negative tra cui la produzione di rifiuti.
“I rifiuti, inclusi quelli da imballaggio, crescono spinti dai nuovi stili di vita e di consumo come il commercio online e il consumo di cibi pronti. Questo aumento dei rifiuti richiede non solamente un ripensamento di nuovi sistemi di raccolta mirati a tipologie di imballaggi difficilmente intercettati dai sistemi di raccolta domiciliare, ma anche iniziative di prevenzione e riduzione efficaci mirate a manufatti usa e getta, imballaggi primari e commerciali” ha spiegato Silvia Ricci, responsabile campagne dell’Associazione, aggiungendo “Per questo vogliamo lavorare con Eurepack e altri partner nazionali oltre che europei come la piattaforma Reloop, affinché i sistemi che prevedono l’impiego di contenitori riutilizzabili vengano promossi e adottati. ”
Secondo l’Associazione Comuni Virtuosi i sistemi riutilizzabili adottabili nel settore B2C ma anche B2B, con un estensione dei sistemi di cassette e pallet riutilizzabili anche nei mercati cittadini, possono portare, già nel breve periodo, benefici ambientali ed economici di cui trarrebbero tutti beneficio. Meno costi per gli enti locali e bollette più leggere per i cittadini si traducono in maggiore capacità di spesa per le famiglie, senza parlare della maggiore occupazione che i sistemi di riutilizzo garantiscono,
Recenti studi universitari quantificano l’importanza del riuso
Lo studio sul riutilizzo degli imballaggi in Italia commissionato da CONAI al Politecnico di Milano ha evidenziato che in Italia sono presenti ben 38 diverse declinazioni del riutilizzo, suddivise tra le seguenti tipologie: 37% plastica, 24% acciaio, 18% legno, 11% alluminio, 5% vetro e 5% carta e cartone. Uno dei settori di utilizzo principale è quello del food&beverage, dove giocano un ruolo importante nel comparto ortofrutticolo le cassette in plastica gestite da società di pooling. La valutazione tramite metodologia LCA (Life Cycle Assessment) degli impatti ambientali del ciclo di vita di varie tipologie di imballaggi ha evidenziato come l’impatto ambientale dovuto al processo di rigenerazione ad ogni ciclo sia generalmente modesto rispetto a quello associato alla produzione dell’imballaggio stesso e sia associato prevalentemente al trasporto dall’utilizzatore all’impianto di rigenerazione e alla gestione dei residui rimasti nell’imballaggio. Questo suggerisce l’importanza di una corretta dislocazione sul territorio degli impianti di rigenerazione e il ruolo dell’utilizzatore nella circolarità dell’imballaggio.
Anche il consorzio spagnolo del riuso Areco (Asociación de Operadores Logísticos de Elementos Reutilizables Ecosostenibles) ha promosso uno studio sui vantaggi economici ed ambientali della cassetta riutilizzabile in plastica realizzato con l’UNESCO e l’Universitat Pompeu Fabra di Barcellona. In un primo abstract dei risultati derivanti dal confronto tra contenitori di plastica riutilizzabili e i tradizionali monouso in cartone risulta che questi ultimi in Spagna abbiano un indice di riciclo dell’80%, a fronte del 100% delle cassette riutilizzabili in polipropilene e polietilene. Si stima che le cassette di plastica abbiano un ciclo di vita che va dai 10 ai 15 anni, e che vengano impiegate a rotazione per 10 volte all’anno. Viceversa, il contenitore di cartone monouso, una volta utilizzato, deve essere avviato agli impianti di riciclo.
Aziende per cui l’innovazione è il riuso
Partendo dai dati relativi al consumo di pizza in Italia la bresciana Michelangelo Metal Box ha notato che le pizze da asporto ordinate annualmente ammontano a 1,6 miliardi, con uno spreco di circa 2 milioni di cartoni al giorno. L’azienda ha così inventato e brevettato il contenitore in alluminio riutilizzabile per pizza da asporto, che mantiene inoltre inalterato il sapore e la temperatura. Tale recipiente può essere impiegato fino a 10 volte e rigenerato sprecando minor energia rispetto al cartone.
Dall’esigenza di confezionamento delle zucche della Fellini Patrizio è partita la ricerca per un imballaggio innovativo ed ecologico: la Fellybag, una borsa elastica, robusta, lavabile e riciclabile che risolve la problematica degli shopper usa e getta. Il riuso di questa borsa è potenzialmente illimitato, e per questo la Fellybag è in esame presso il Ministero dell’Ambiente e Federdistribuzione.
La società finlandese RePack ha creato un sistema di imballaggi riutilizzabili con materiali riciclati ideale per gli acquisti online. Le aziende che aderiscono al sistema addebitano una cauzione sul packaging che viene restituita una volta che, dopo aver ricevuto la merce, il cliente rispedisce al mittente l’imballaggio. Le buste di RePack possono essere riusate almeno 20 volte: uno studio LCA ha stimato che la loro impronta ecologica è del 50% inferiore rispetto ad equivalenti versioni monouso.
La situazione presso la Commissione Europea
Clarissa Morawski, co-fondatrice e managing Director di Reloop, la prima piattaforma paneuropea con sede in Germania, Spagna e Belgio attiva sulle questioni relative ai rifiuti e al business ad essi correlato nell’ambito dell’Unione Europea ha illustrato come, in seno al Parlamento Europeo, sia in corso un dibattito sul tema degli imballaggi riutilizzabili. In particolare, gli europarlamentari sono in procinto di valutare una policy sull’economia circolare che distingua il rifiuto adatto al riciclo da ciò che invece può e deve essere riutilizzato, anche per incoraggiare la pratica del riuso con incentivi e con normative ad essa dedicate. Ha concluso il suo intervento esortando tutti coloro che operano nel campo del riutilizzo a fare realmente “rete”, a supporto di chi a livello di istituzioni europee è chiamato a regolamentare il tema, affinché le normative che vedranno la luce già nei prossimi mesi, effettivamente agevolino gli operatori nei rispettivi contesti.
In aggiunta, l’On. Elisabetta Gardini, membro della Commissione Ambiente dell’Europarlamento, si è interessata al dibattito e si è impegnata ad organizzare un prossimo appuntamento sul tema del riutilizzo e a promuovere l’argomento a Bruxelles in seno ai dibattiti in corso
Anche Gianluca Bertazzoli, in rappresentanza di POLIECO, consorzio nazionale per il riciclaggio dei rifiuti dei beni a base di polietilene, ha evidenziato come a suo giudizio emerga poca chiarezza nella definizione corrente di “imballaggio riutilizzabile”. L’auspicio è quindi che il tema del riutilizzo venga normato a livello nazionale ed europeo in modo da avere certezze operative condivise.
Occorre colmare il circularity gap
Secondo i dati di Circle Economy esiste un circularity gap: ovvero, solo il 9% dell’economia mondiale è circolare. Occorre pertanto valorizzare i materiali che sono già comunemente impiegati, visto che anche in Italia gli imballaggi costituiscono il 35-40% in peso, ed il 55-60 % in volume, dei rifiuti solidi urbani che si producono ogni anno.
In conclusione Carlo Milanoli a nome di Eurepack, ha ribadito:” I contenitori riutilizzabili sono il futuro, l’unica vera risposta alle esigenze dell’economia circolare. Intendiamo garantire il massimo impegno per allargare e sviluppare la rete europea del riutilizzo che abbiamo identificato, promuovendo e collaborando ad iniziative comuni che accreditino maggiormente i sistemi di imballaggio riutilizzabile. Ci appelliamo pertanto ad aziende ed enti istituzionali italiani e comunitari affinché dialoghino col nostro consorzio e lavorino con noi per stabilire definizioni precise e normative atte a valorizzare l’operato dei nostri consorziati ed a riconoscere il modello operativo da essi proposto come tra i migliori possibili nel mercato attuale”.
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