L’UTILIZZO DEI DATI E DELLA TECNOLOGIA NELLA GESTIONE DELLE CRISI AZIENDALI
Quando la reputazione è a rischio, la tecnologia può venire in aiuto per superare al meglio le crisi aziendali.
La tecnologia ricopre un ruolo essenziale nei processi di comunicazione e gestionali, al punto che una miopia tecnologica all’interno del management di un’azienda può avere ripercussioni gravi e di ampia portata sull’azienda stessa e sulla sua reputazione.
La mancanza di comprensione del panorama tecnologico da parte del board aziendale può causare la perdita di importanti opportunità di crescita derivanti dalla valutazione e dall’adozione di nuove tecnologie o dalla loro capitalizzazione. Inoltre, la mancanza di competenze in ambito tecnologico può anche portare a sottovalutare o ignorare i potenziali rischi associati alle tecnologie emergenti o alle vulnerabilità dell’infrastruttura aziendale.
Tra questi, vanno citati lo spreco o la perdita di risorse, la scarsa propensione all’innovazione, il mancato sfruttamento del potenziale intrinseco di nuovi trend e sviluppo, oltre naturalmente alla perdita di competitività.
Il modo migliore per affrontare le lacune tecnologiche all’interno di un’azienda è quello di rivolgersi a un esperto esterno, ad esempio un consulente specializzato che possa fornire una visione completa ed esaustiva dell’attuale panorama tecnologico e dei potenziali rischi associati alle tecnologie emergenti.
Inoltre, riveste un ruolo essenziale la formazione e l’aggiornamento costante del management che potrebbe trarre beneficio dalla partecipazione a corsi, conferenze, seminari o workshop dedicati alla tecnologia.
È altresì fondamentale coinvolgere il team o i dipartimenti tecnologici dell’organizzazione nelle riunioni del board e nelle sessioni di pianificazione strategica. Il grado o la frequenza con cui ciò deve avvenire varia a seconda della centralità della funzione tecnologica nei processi aziendali, ma la presenza di un vero punto di vista tecnico nei contesti decisionali e la presenza regolare di input sull’argomento possono contribuire a garantire che l’azienda valuti correttamente l’impatto della tecnologia sul proprio business e sulla propria crescita.
23 cattive abitudini da scardinare.
Crisi economiche, instabilità geopolitica, e altre contingenze negative possono colpire duramente l’attività di business ma le aziende che hanno saputo mantenere la barra dritta nei momenti difficili devono dare il giusto riconoscimento a chi ha contribuito e si è impegnato al fine di superare con successo le avversità.
Spesso invece il management aziendale tende a perpetrare alcune abitudini autodistruttive (ma del tutto evitabili) prima, durante e dopo potenziali situazioni di crisi aziendali che possono compromettere la reputazione del brand.
Come viene spiegato nel nuovo libro bianco sulla gestione delle crisi aziendali e delle problematiche ad esse associate, realizzato dall’agenzia Alexander PR, nostra partner all’interno del PRGN, insieme a esperti mondiali, ecco quali sono le 23 principali cattive abitudini da evitare:
- Non creare sufficienti occasioni di incontro e confronto
- Cambiare troppo spesso la strategia o non agire in modo coerente con la strategia stessa.
- Non essere in sintonia con i principali stakeholder dell’organizzazione, sia interni che esterni.
- Non riuscire a trovare il giusto equilibrio tra empatia e frenesia.
- Ritrarsi nella “bolla” della sala riunioni.
- Agire senza una sobria preparazione e pianificazione.
- Comunicazione poco empatica o la tendenza ad evitare le conversazioni difficili.
- Dichiarare la “crisi finita” troppo presto.
- Non pensare alla diversità nel modo giusto.
- Non dedicare tempo a comprendere le implicazioni delle nuove normative ESG.
- Non essere disciplinati nell’utilizzo di un quadro decisionale etico.
- Sovrastimare il livello di reputazione nelle nomine del board.
- Non comprendere il ciclo di vita dell’azienda per assicurarsi di avere i giusti talenti.
- Lasciare che l’ego prevalga.
- Sminuire o abbandonare il CEO quando le cose si fanno difficili, o incolparlo pubblicamente.
- Mancanza di preparazione da parte del management al momento dei CdA
- Sottovalutare la portata di una crisi rispetto alla propria forza lavoro.
- Non proteggere sé stessi
- Non investire sulla sicurezza informatica.
- Non agire da direttore, ma da manager, lasciandosi coinvolgere eccessivamente nell’operatività, a scapito di una visione d’insieme più ampia.
- Sottovalutare la necessità di ottenere dati e approfondimenti di qualità e di investire in tecnologia.
- Privilegiare i risultati a breve termine rispetto agli obiettivi a lungo termine.
- Non avere un piano (di emergenza) in atto.
In conclusione, il successo si riduce a questo: leader in grado di circondarsi di un “dream team” multidisciplinare. Esperienze, competenze e punti di vista diversi alimentano la fiducia e la competenza, soprattutto quando si tratta di prepararsi e affrontare instabilità e crisi aziendali che potrebbero ledere la reputazione del brand causando gravi danni d’immagine e finanziari.
Articolo tratto da The Use of Data and Technology in PR di Alexander PR
Sound Public Relations e Alexander PR fanno entrambe parte del network internazionale Public Relations Global Network (PRGN).
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