Presenza dei brand sui social media: strategie e consigli
Il report annuale Istat “Imprese e ICT” mostra un basso livello di digitalizzazione
La transizione digitale per le imprese italiane procede lentamente. L’ultimo report annuale dell’ISTAT “Imprese e ICT” ha evidenziato ancora un basso livello di digitalizzazione per la maggior parte delle aziende. Nel 2021 il 60,3% delle piccole e medie imprese (PMI) italiane ha raggiunto almeno un livello base di intensità digitale.
A livello europeo la digitalizzazione è misurata attraverso indicatori chiave come il numero di infrastrutture abilitanti, competenze e utilizzo da parte di individui, famiglie, imprese e pubblica amministrazione. Alcuni di questi indicatori sono inclusi nell’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (Desi), che dal 2015 monitora gli Stati membri dell’Ue e i risultati ottenuti dalle politiche nazionali.
Nel programma della Commissione europea, il Desi è stato ulteriormente indicato come strumento di monitoraggio per individuare gli obiettivi da raggiungere entro il 2030. Uno di questi è arrivare al 90% delle imprese con un livello di digitalizzazione base.
La rilevazione si basa sul numero di funzioni Ict adottate dalle PMI. La maggior parte non è coinvolta in più di 6 su 12 attività da considerare. Solo il 20% svolge almeno 7 delle 12 funzioni, raggiungendo un livello medio-alto di digitalizzazione.
Crescono il cloud computing e i social media
Tra i miglioramenti per le imprese medio-piccole c’è stata una netta crescita nell’utilizzo di sistemi cloud di livello medio-avanzato (52% contro una media europea del 35%).
Da segnalare, un leggero incremento delle vendite online attraverso siti e-commerce, comunque al di sotto della media europea (18% rispetto a 23%). I principali beneficiari del commercio online sono soprattutto le strutture ricettive, alberghi, ostelli, residenze e B&B e le attività editoriali, con una crescita netta di vendite online nel settore della produzione audio-visiva. Il canale B2B rimane quello più redditizio così come il commercio nel settore privato. Si è registrata una preferenza dei consumatori per le aziende che includono i servizi e-commerce sul proprio sito web o via app, mentre calano i servizi intermediari. Il settore più attivo in questo campo è quello della ristorazione.
Un discorso più ampio è quello relativo all’impiego dei social media. In questo caso vale la pena approfondire le statistiche.
Poco più della metà delle imprese medio-piccole utilizza almeno una piattaforma social, verosimilmente Facebook. La percentuale si allarga per le aziende più grandi (dal 56% al 77%). Ma il dato più significativo è la presenza su più piattaforme social. Solo la metà delle grandi imprese è presente allo stesso tempo su due social network. Per le aziende più piccole si scende a poco più di un quarto (27% circa).
Presenza dei brand sui social: guida per una strategia efficace
Prima di tutto è necessario sfatare un mito. Essere presenti su tutti i social non è obbligatorio. In sostanza, un brand non deve essere visibile a tutti, ma in primis alla sua audience. Semplificando ancora, se la target audience non è presente su un social media, non vale la pena creare contenuti su quella piattaforma.
Oggi si parla tanto di TikTok. Un consiglio banale ma efficace è il seguente. Se il tuo brand non si rivolge alla Generazione Z o tutt’al più ai millenial non è il caso di puntare su questo canale solo per mostrarsi al passo con i tempi.
In un mondo digital dove tutti pubblicano contenuti, la differenza la fa la strategia di comunicazione messa in atto.
Quella del social media manager è una professione più trasversale di quello che generalmente si crede. A fare la differenza infatti non è la semplice presenza sui social, ma la narrazione che si costruisce secondo la cosiddetta strategia di storytelling crossmediale o transmediale.
Prima di tutto occorre avere chiari gli obiettivi che ci si prefigge di raggiungere attraverso la presenza sui social media: brand awareness, online reputation, social engagement, conversione, promozione, etc, Ma questo è solo il primo passo. Una volta definiti gli obiettivi, si passa allo sviluppo di una strategia efficace che comprende anche la scelta dei canali social sui quali puntare. È fondamentale in questa fase modulare i contenuti in base al mezzo prescelto, facendo attenzione a preservare la brand identity e i tratti identificati della personalità del brand.
I brand mirano a farsi notare, ad attirare l’attenzione degli utenti, ma difficilmente potranno raggiungere risultati di rilievo se non si porranno l’obiettivo strategico di costruire una community i cui membri interagiscano tra di loro e con il brand stesso, piuttosto che reagire semplicemente ad uno stimolo, sia esso un contenuto, una call to action, o altro. Tutto ciò richiede competenza, impegno, coerenza e, non ultimo, autenticità.
Come sviluppare un piano di successo
Per comunicare in modo efficace è necessario seguire alcuni semplici ma fondamentali accorgimenti:
- Analisi competitiva
Molti brand non hanno ancora costruito una vera e propria brand identity. In ogni caso, guardare ai competitor può aiutare a mettere a fuoco come si muove il mercato per poi identificare e valorizzare gli aspetti distintivi del proprio brand e comunicarli in modo efficace.
- Conoscere l’audience
Il passaggio successivo è la conoscenza della propria target audience. Il pubblico di riferimento è sempre un buon punto di partenza per ogni tipo di analisi. Definire il profilo del proprio cliente tipo (buyer personas) aiuta a capire come presentare in modo accattivante il tuo prodotto o servizio e a comunicare in modo più efficace,
- Stabilire obiettivi
Per iniziare a comunicare con criterio servirà creare delle campagne ben strutturate con obiettivi chiari e raggiungibili che permetteranno di misurare i progressi.
- Scegliere i canali giusti
La presenza del brand sui social deve essere in linea con le proprie audience di riferimento. Se Facebook è diventata la prima tappa di molte strategie social non significa che valga sempre la pena essere presenti su questa piattaforma. Anche in questo caso la scelta dovrà essere effettuata in base al tipo di pubblico che frequenta la piattaforma e dal fatto che sia o meno in linea con i valori e la filosofia del brand.
- Organizzare un calendario editoriale
La creazione di un calendario è infatti un ottimo modo per tenere traccia di tutti gli appuntamenti, gli eventi e le ricorrenze importanti. Contenuti specifici in risonanza con le audience tendono a risultare più autentici e accattivanti, favorendo al contempo la cosiddetta brand loyalty, la fedeltà al marchio.
- Non limitarsi ai social
La semplice pubblicazione di contenuti potrebbe non essere sufficiente per raggiungere le audience. Per incrementare le visite, favorire una più ampia visibilità o raggiungere obiettivi specifici occorre investire in campagne multicanale, sponsorizzazioni e collaborazioni con media e influencer.
- Analizzare i risultati
Capire cosa funziona e cosa no dovrebbe essere la priorità fin dal primo giorno. Tenere traccia dei risultati in base agli obiettivi prefissi può aiutare in futuro a pensare a nuove strategie.
Tre errori da evitare assolutamente
- Usare troppi hashtag è controproducente. Le parole chiave vanno selezionate in base al contesto e non sempre gli hashtag più popolari sono efficaci.
- Interagire con gli utenti nei commenti, anche negativi, è un ottimo modo per gestire la comunicazione anche in caso di crisi. Dimostrarsi disponibili e chiarire i dubbi degli utenti è meglio che lasciare nelle mani degli utenti la reputazione del brand.
- Evitare di posizionarsi su temi divisivi, politici o religiosi, con il solo obiettivo di cavalcare l’onda e inserirsi nel flusso delle conversazioni. Al contrario è preferibile prendere posizione solo quando la tematica in questione è fortemente legata ai valori e all’identità del brand.
Articolo a cura di Micael Chimienti
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