A SOUND(PR)TALKS SI PARLA DI GENTILEZZA CON LAURA TORRETTA
Il valore trasformativo della gentilezza per lo sviluppo culturale, sociale, economico e organizzativo. Un’onda virale ad alto impatto.
Dopo aver aperto le porte alla Felicità e creato una specifica funzione, quella del Chief Happiness Officer, dedicata al benessere dei dipendenti sul posto di lavoro, le organizzazioni stanno riscoprendo il valore della Gentilezza come fattore trasformativo e generativo in grado di innescare processi virtuosi che predispongono a relazioni più sane e favoriscono l’empatia, il senso di appartenenza, le performance, e perfino un migliore stato di salute.
A parlarci del potere della Gentilezza è Laura Torretta, professionista con alle spalle 25 anni di carriera nell’area del business come manager e dirigente in azienda, che ormai da 11 anni si occupa di trasformazione positiva applicata ai sistemi organizzativi.
CHE COS’È LA GENTILEZZA?
Laura, cerchiamo di capire, innanzitutto, che cosa si intende con gentilezza, in modo da comprenderne meglio il potenziale e sfatare alcuni pregiudizi e false credenze.
Una definizione è sempre utile se non ci limita nella prospettiva evolutiva delle cose. La gentilezza è proprio un esempio di come l’etimologia abbia accompagnato la parola nei secoli generando nuovo senso. Dal latino gentilis, che appartiene alla gens, cioè al gruppo di famiglie che si riconoscevano discendenti da un comune capostipite, sempre comunque nobile cioè dai modi affabili e cortesi. I due concetti presenti da sempre in questa parola sono l’appartenenza e la socialità. La dinamica linguistica e culturale ci porta nei secoli seguenti a elaborare un significato più profondo, dalla nobiltà di sangue e casta sociale alla nobiltà d’animo, più vicino alla caritas, al rispetto e all’aiuto reciproco. Da Seneca e Marco Aurelio, attraversando il medioevo, il dolce stilnovo fino ai giorni nostri la gentilezza è una forza interiore e atto innato nell’essere umano che ha il compito di esprimerla al meglio per innalzare la propria crescita spirituale.
Per lungo tempo, i membri della società patriarcale hanno interpretato la teoria dell’evoluzione di Darwin anteponendo il modello competitivo: sopravvive il più forte, vince la forza fisica. Ciò non corrisponde più al vero. Nella società moderna evolve la specie che collabora. Oggi, le qualità ‘soft’ inclusive delle diversità archetipicamente attribuite alle donne, non solo la gentilezza ma l’empatia, la compassione, la gratitudine, l’altruismo e la capacità del perdono sono invece le chiavi della crescita sostenibile e felice dei nostri sistemi sociali. Che si sia uomini o donne è importante andare oltre i pregiudizi stratificati su questa parola, sfatare la convinzione che essere gentili significhi essere buoni o buonisti, o farsi mettere i piedi in testa ed essere passivi, ma al contrario una persona gentile lo è prima di tutto con se stessa, è una persona centrata, presente assertiva, rispettosa di sé e degli altri, capace di scegliere con consapevolezza questo comportamento intenzionale di cura mantenendo integra la propria identità. Caratteristica della gentilezza è la mitezza, che non è naturale mansuetudine, ma volontaria non violenza. La persona gentile vuole esserci con tutta se stessa per comprendere e accogliere i bisogni dell’altro.
QUALI SONO I BENEFICI DELLA GENTILEZZA PER IL BUSINESS?
Essere gentili conviene. Anche le organizzazioni possono beneficiare dal diffondere e applicare il valore della gentilezza. Ci puoi fare qualche esempio concreto?
Di economia e politica gentile e felice parlano in molti studiosi autorevoli e persino il Dalai Lama. Tra gli altri, mi piace citare Raj Sisodia, fondatore del Conscious Capitalism movement, che dal 2008 indica il capitalismo consapevole come unico driver per la crescita sostenibile, promotore di una nuova epigenetica delle organizzazioni di una evoluzione culturale che acceleri una modalità di fare business più umana, di un tipo di organizzazione che si prenda cura delle persone: the healing organization, un sistema più sano e sicuro per tutti! In una delle sue ricerche dichiara che le organizzazioni gentili hanno un ritorno sugli investimenti 14 volte superiore alle altre!
La pandemia ha scoperchiato il vaso di Pandora facendo emergere la crisi profonda delle nostre organizzazioni, modelli organizzativi piramidali basati su comando e controllo, dinamiche di potere e gossip e ricerca del colpevole, con un livello di demotivazione altissimo e alcune credenze ricorrenti come “prima il dovere, dopo il piacere”, “vince il più forte” e “conta ciò che fai e hai”. Una cultura edonica e materialista, egoica e frenetica ormai inefficace che crea conflitti e alimenta la separazione.
La gentilezza si inserisce di diritto all’interno dei nuovi modelli di consulenza e formazione positiva per l’evoluzione culturale, manageriale, del benessere.
- Ad esempio per una evoluzione dei modelli culturali positivi è necessario il passaggio a nuove consapevolezze come: siamo più efficaci e felici quando collaboriamo e se sviluppiamo maggiore consapevolezza su chi siamo e sui nostri bisogni, valori, propositi. La gentilezza come valore organizzativo è un driver potente al servizio di questo passaggio verso modelli smart e agili. La gentilezza radica accoglienza e socialità, è un comportamento che produce ormoni che attivano i centri dell’apprendimento, dell’ascolto, dell’innovazione. Sicuramente produce effetti pervasivi di fiducia, ingaggio, collaborazione.
- Un dato ricorrente nelle ricerche organizzative mostra come gli stili manageriali tradizionali abbiano fallito: 85% di tasso di demotivazione; il 90% dei collaboratori lascia il capo non l’azienda; Il 37% associa la causa di negatività al lavoro a mancanza di apprezzamenti da parte del capo; 73% preferisce nella scelta di un nuovo lavoro una azienda e un leader che si prendono cura delle persone.
I modelli copia e incolla per cui il capo comanda, sa sempre tutto, dà ordini, pretende, non informa, non motiva, ha privilegi oltre un limite accettabile; vanno superati per lasciare spazio a una leadership positiva e gentile che sappia essere al servizio di una missione e di un proposito per portare impatto e far fiorire il potenziale delle unicità, che si prende cura dei bisogni emergenti riconoscendo quelli fondamentali di sicurezza, connessione, realizzazione, che sa ascoltare attivamente, che sa affidare una delega generativa, che sa fare sense-making e dare una visione al team. - Una terza area non meno importante è quella del passaggio evolutivo dal welfare al wellbeing, l’inclusione della gentilezza come intangible-asset a supporto di una strategia organizzativa di Benessere. Il 92% dei dipendenti chiede che la propria azienda li aiuti a rigenerare benessere e per il 42% le iniziative promosse sono inefficaci, i veri bisogni sono spesso ignorati e sottostimati. Un ambiente culturale e manageriale tossico richiede un intervento sistemico relazionale per attivare comportamenti gentili, per ri-generare il punto di con-tatto con amorevole gentilezza verso ogni essere umano. La scienza della gentilezza e lo studio sui telomeri di Immacolata De Vivo ci confortano sul potere della gentilezza come elisir di benessere: produce tre tipi di ormoni e ha effetti positivi contagiosi in chi fa un atto gentile, in chi lo riceve, in chi lo vede; aumenta la serotonina che è un antidepressivo naturale; ci rende più calmi; aumenta le endorfine, antidolorifici naturali; produce ossitocina con gli stessi effetti delle coccole; aiuta le relazioni sociali aumentando fiducia e generosità; ha un effetto calmante e rinforza il nostro sistema immunitario, La gentilezza alimenta la compassione che diminuisce il cortisolo ormone dello stress e raddoppia il DHEA, un boost energetico per l’active ageing! La gentilezza ci fa vivere e produrre più a lungo e meglio.
PARLIAMO DI COMUNICAZIONE GENTILE
In che modo la comunicazione può essere gentile?
Come ben sanno i professionisti della comunicazione, la comunicazione determina il nostro destino relazionale.
Sicuramente la capacità di esprimere i propri bisogni, valori, intenzioni, pensieri, emozioni in modo coerente per incontrare l’altro essere umano presuppone la scelta sapiente di parole non violente ma gentili! Possiamo iniziare quindi dall’alfabeto della gentilezza: A come accoglienza, B come benessere, C come cura…!
Cosa dico e come lo dico diventano parte integrante di una nuova cultura sociale che si esprime con alcune modalità ricorrenti cui prestare attenzione; possono sembrare banali e scontate, ma richiedono pratica e allenamento per essere rigenerate!
Per fare un esempio esempi, ecco alcuni elementi della comunicazione gentile:
- Usare un flusso vocale lento e pacato, frasi brevi e chiare, facilmente comprensibili dall’interlocutore;
- Essere presenti e attenti, restare in ascolto attivo, stabilendo un contatto visivo, chiedere feedback
- Sorridere sempre mostrando così un approccio aperto e trasparente, senza nulla da nascondere
- Chiedere alle persone come stanno
- Non interrompere e guardare negli occhi l’interlocutore. Stabilire un contatto visivo aiuta a connetterci
- Chiedere all’altro se ha compreso, ripetere con pazienza, senza fretta
- Essere onesti e sinceri nell’esprimere Fingere gentilezza è un boomerang.
Per concludere, ogni pratica di gentilezza attiva un circuito virtuoso e virale, con effetti di risonanza iperbolici, abbassa i conflitti e placa gli animi. Direi che ce n’è tanto bisogno e in molti iniziano ad avvertire questa necessità come un’urgenza.
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